Tre uomini, tre storie. Tre personaggi
all'apparenza simili, anche se profondamente diversi. E potrei continuare
all'infinito, tra assonanze e differenze.
Diego De Martino, Ciro Di Marzio e Francesco
Corvino sono i loro nomi.
Unico è invece
il volto di chi li interpreta: Marco D'Amore.
Non li ho conosciuti in questo ordine, ma ho avuto
l'opportunità di apprezzarli in un breve arco di tempo, anche e soprattutto
grazie alle parole dell'attore che gli ha dato vita.
Infatti ho avuto l'opportunità di ascoltare Marco
d'Amore e ho apprezzato la passione con cui lui ha parlato della sua
professione così come dei suoi personaggi.
Così, dopo aver conosciuto Ciro Di Marzio nella
serie cult di Sky Atlantic "Gomorra - La Serie ", ho anche avuto modo di entrare a
contatto con Francesco Corvino in "Perez." e Diego De Martino in "Una vita tranquilla". E credo che
questi tre personaggi possano rappresentare una vera e propria "Trilogia
del male" in una scalata davvero unica e particolare. Osservandoli in
superficie, appaiono solo come tre criminali, simili a quelli che vediamo in
tanti film. In realtà io li ho percepiti molto più profondamente.
Spesso non ci chiediamo il perchè di troppe cose,
limitandoci a osservare le persone per quello che ci mostrano, mentre credo che
guardando a fondo la loro anima si possa capire molto di più. Ed è quello che
io ho cercato di fare con Ciro, Francesco e Diego.
Ho guardato oltre l'aria da "cattivo" e
mi sono chiesta da dove provenissero, chi fossero. E tutti e tre provengono da
una famiglia, da un padre, che ha cambiato le loro esistenze rendendoli quello
che sono. Ciro è orfano, non ha un padre, la sua famiglia è stata da sempre la
camorra, con lei è cresciuta, lei conosce e lei rispetta. Francesco invece un
padre ce l'ha ed ha semplicemente seguito il percorso che gli aveva indicato. Diego,
poi, ha un padre, ma forse è come se non ce l'avesse mai avuto perchè ha deciso
di farsi una nuova vita, cancellando il passato. Sono tre storie che sembrano
distinte, ma sono l'una incatenata all'altra. E la bravura di Marco D'Amore è
stata quella di riuscire a rendere in modo impercettibile questo legame tra i
tre personaggi, come se fossero tre fratelli uniti da un'unica storia: il
legame al loro passato.
Francesco Corvino è un giovane camorrista che si
innamora di Tea, figlia di Perez, avvocato napoletano, spaventato dal legame
che la ragazza ha instaurato con Corvino. Francesco rappresenta il bivio tra
ragione e sentimento, il binomio tra l'amore verso Tea e l'istinto criminale,
che ormai ha nel sangue.
Ciro, invece, ha una storia particolare. Così come
riferisce il suo interprete, in un flashback non mandato in onda, si narrava la
terribile perdita dei genitori nel terremoto del 1980 e la sua vita in
orfanotrofio, la conoscenza di Attilio, il suo avvio alla criminalità e
l'inizio di una vita da camorrista. La camorra è stata la sua famiglia, una
famiglia che ha iniziato ad odiare dal momento in cui ha perso Attilio, che per
lui era come un padre, e che ha deciso di boicottare e distruggere con le sue
stesse armi.
E infine, è proprio in Diego che io vedo l'anello
di congiunzione di questi due personaggi. Diego ha un padre, o forse no. Suo
padre Antonio ha deciso di cancellare la sua vita precedente e di diventare
Rosario, proprietario di un ristorante in Germania. E' fuggito anni prima,
dandosi per morto, ha abbandonato suo figlio Diego per non farsi ammazzare e
per proteggere la sua famiglia, così dice. Nessuno sa della sua esistenza, a
parte Diego, che non riesce a perdonarlo, che è diffidente. Rosario,
interpretato dal grande Toni Servillo, è un personaggio particolare, a tratti
misterioso. E rende Diego differente, ma allo stesso tempo
uguale a Francesco e Ciro.
Francesco ha un padre camorrista, Ciro non ha un
padre, mentre Diego ha un padre, ma è come se non ce l'avesse. Diego è l'anello
di congiunzione di queste tre storie, è il vertice della piramide, il tassello
del puzzle che permette di dare voce al passato di questi tre uomini. Perchè è
proprio il passato che condiziona la loro vita, la terra in cui affondano le
loro radici rappresenta il substrato da cui si dipanerà la loro esistenza.
Un passato da cui non possono sfuggire, ma che
possono cambiare. Ciro vuole annientare ciò da cui proviene, Francesco vuole
imparare ad amare, Diego non vuole fuggire come ha fatto il padre. E, a mio
avviso, questo è il più grande insegnamento che dobbiamo trarre da queste tre
interpretazioni: il desiderio di cambiamento, di innovazione, di mutevolezza.
La vita non è fissa, non si ferma se la facciamo scorrere, non resta immobile
se le diamo la scossa. Ognuno di noi, buono o cattivo che sia, sa essere umano.
Ed è nella propria e individuale umanità che questi tre personaggi trovano la
risposta al loro passato.
Diego è umano perchè vuole vivere la propria vita
senza cambiare nome, senza scappare come ha fatto suo padre. Francesco Corvino
è umano perchè vuole amare, nonostante tutto. E questo costa la vita ad entrambi.
Ciro, invece, sembra una macchina da guerra, un
soldato indistruttibile, è Immortale, ma non per questo non è umano, anzi forse
lo è più di tutti. Ha un'umanità nascosta, forse mai esplorata, che sta alla
base della sua stessa cattiveria.
Quindi più che la "Trilogia del male"
come ho detto esordendo, dopo aver conosciuto Ciro, Francesco e Diego, posso
dire che Marco D'Amore ha dato vita a una "Trilogia dell'Umanità", dove
ogni essere umano è una piccola faccia di un poliedro multiforme chiamato vita.